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A Corciano un bellissimo Requiem di Brahms

Da Umbria Libera

Significativo contributo del coro dell’Accademia degli Unisoni alla giornata di Primavera del Fai, con un concerto nel teatro della Filarmonica di Corciano, realizzato domenica 26 marzo in collaborazione col Comune e con il liceo artistico Bernardino di Betto.

In pedana i quaranta cantori, diretti da Leonardo Lollini, hanno presentato un consolidato numero del loro repertorio, il Requiem tedesco di Brahms.

Pagina di grande respiro, un affresco religioso di profonda meditazione, il Requiem brahmsiano ha voluto essere anche il contributo che gli Unisoni offriranno, per l’anno in corso, alle celebrazioni dei cinquecento anni della Riforma protestante, un evento significativo che richiamerà l’attenzione sulle complesse vicende che hanno portato a definire una Europa a due velocità.

Già proposto in varie sedi, tra cui la Cattedrale di Perugia e la chiesa di san Giacomo Maggiore a Bologna, il Requiem del grande musicista amburghese viene levigato dalla mano di Lollini con una morbidezza di emissione vocale a cui i cantori aderiscono con convinta partecipazione.

Un coro che mormora, che si raccoglie nelle pieghe di una musica pensata per una interiorità sofferta e per una tormentosa introspezione.

Brahms, colpito dalla perdita della madre, terminò l’opera del 1868, suddividendola in sei pannelli, tratti dalla Bibbia riformata, e definendo un tono di riflessione che, lontano da ogni organizzazione celebrativa, si rivolge al mondo dei vivi con la capacità consolatoria della parola divina. Isaia, il Siracide, l’Apocalisse, l’Epistola paolina agli Ebrei, Isaia e il Libro della sapienza sono i testi scelti da un Brahms trentacinquenne per pagare il suo tributo al mondo dei morti.

Una esperienza che precede l’affermazione del grande sinfonismo, e che marca il pregnante rapporto tra il compositore e la dimensione corale, presente in tutta la sua produzione.

La levigatezza degli Unisoni, che sanno rispondere alle sollecitazioni di un Lollini al pieno della sua maturità interpretativa, aveva riscontro anche nei due numeri dedicati alle voci solistiche.

Il baritono Guido Magnani, con una timbricità solenne ha scolpito il terzo numero del requiem, “Signore fammi conoscere il mio destino” (Salmo XXXIX), mentre il soprano Letizia Pellegrino ha intonato con voce angelica il frammento di Giovanni, “Ora siete nella tristezza, ma vi rivedrò ancora”.

Nella versione cameristica approntata dallo stesso Brahms Carlo Segoloni ha validamente sostenuto la parte dell’orchestra.
Pubblico numeroso che è entrato nel teatro dopo aver percorso l’allestimento che, nel prospiciente tempio di san Francesco, era stato curato dagli studenti del liceo di Betto.

Un muro squarciato per commemorare lo scempio del terremoto e una distesa di piccole piantine che sognare la rinascita.